DOMENICA 9 FEBBRAIO – GIORNO DEL RICORDO

Da più di un decennio, la Repubblica Italiana dedica il 10 febbraio alla memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale del Paese, attraverso il “Giorno del Ricordo”.
Quest’anno, al già nutrito programma delle iniziative programmate dall’Amministrazione Comunale (mostra, convegno e spettacolo teatrale) si aggiunge la cerimonia ufficiale di commemorazione di domenica 9 febbraio. Al termine della S. Messa delle 10,30 nel Duomo di S. Maria Maddalena, la Banda Cittadina aprirà la sfilata ufficiale che sosterà ad omaggiare i Caduti mediante la posa di una corona d’alloro al monumento presso i Giardini IV Novembre, e quindi rientrerà, attraverso il Lungolago, in piazza Malvezzi dove si terranno i discorsi ufficiali, al termine dei quali la Banda non farà mancare il proprio intrattenimento musicale.
Con il concerto di sabato 25 gennaio è già ripartita la stagione dell’Ente Filarmonico. Anche quest’anno tantissimi impegni musicali che ci auguriamo verranno appezzati dai nostri concittadini.
Stay tuned!
A seguire un breve articolo che parla di quei tragici eventi tratto da: http://www.legnanonews.com/news/1/35177/le_foibe_e_l_esodo_giuliano_dalmata_una_storia_rimossa.
Il Giorno del Ricordo è stato istituito dal Parlamento italiano nel 2004 per non dimenticare gli infoibati e i tanti che furono costretti a lasciare le proprie case nei territori orientali che alla fine della guerra diventarono jugoslavi. Fu una tragedia che si consumò prevalentemente alla fine della seconda guerra mondiale mentre sull’Europa già soffiavano i venti della pace. Basti pensare che la fase più tragica delle foibe si sviluppò a Trieste mentre nel resto dell’Italia già si festeggiava la fine della guerra.
Il primo maggio del 1945 le truppe di Tito raggiunsero per prime Trieste mentre i neozelandesi (esercito britannico) arrivarono nel capoluogo giuliano il giorno dopo. Addirittura Trieste fu l’unica città europea a essere liberata da due eserciti! Ma tutto questo non impedì la tragedia di tanti italiani arrestati dai soldati di Tito e condotti nei campi di concentramento in Slovenia oppure infoibati a Basovizza o Opicina, appena fuori Trieste. Non erano tutti fascisti coloro che finirono nelle foibe carsiche. Tra di loro c’erano anche antifascisti del CLN che avevano combattuto fino a pochi giorni prima contro fascisti e nazisti. Anzi in alcune realtà come Pola la reazione jugoslava si abbattè pesantemente sulla classe operaia italiana dei cantieri navali.
L’obiettivo di Tito era non tanto colpire il fascismo morente quanto colpire l’italianità di Trieste e della Venezia Giulia per slavizzare il territorio con più facilità e inserirlo nella nuova compagine jugoslava. Alla fine, dopo quaranta giorni (1 maggio-12 giugno ’45), le vittime di questa terribile mattanza furono circa 5.000. Quando Truman, presidente degli Usa, ordinò a Tito di sgombrare la Venezia Giulia e Trieste moltissimi triestini e giuliani furono liberati dall’incubo di essere gettati vivi o morti nelle foibe oppure di essere deportati nei campi di concentramento del nuovo regime jugoslavo.
Ma il dramma di queste terre di confine non finì qui perché subito dopo riprese con grande forza l’esodo dalle terre che il trattato di pace del 10 febbraio del 1947 faceva diventare jugoslave.
Furono 300.000 circa i profughi giuliano-dalmati in un arco temporale che va dall’esodo da Zara (1943) fino al 1956. In Italia furono accolti con diffidenza e pregiudizio. Molti italiani dell’epoca non sapevano se considerarli italiani o meno; la stampa di sinistra diceva che erano tutti o quasi fascisti e nazionalisti; i governi li dimenticarono in campi profughi sporchi e fatiscenti. In realtà si trattava di una grande comunità che pagava di persona (perdita delle proprietà e della propria identità) una guerra voluta dal fascismo e dalla classe dirigente italiana per i propri obiettivi imperialistici.
Il momento più drammatico dell’esodo fu quello vissuto da Pola nell’inverno del 1946-47 quando un’intera popolazione (28.000 abitanti su 32.000) lasciò in pochi mesi la città istriana che il trattato di pace faceva diventare slava.

Sponsor 2023
20 hours ago
This content isn't available right now
When this happens, it's usually because the owner only shared it with a small group of people, changed who can see it or it's been deleted.